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“Senza fiato”, a La Caletta il monologo di Pierpaolo Baingiu contro la fibrosi cistica

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Andrà in scena sabato 4 novembre, alle 22.00 nei locali de La Colmena, il monologo di Pierpaolo Baingiu intitolato “Senza fiato, una risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica. Forse”.

Lo spettacolo, con protagonista l’autore, vedrà la presenza della voce narrante di Stefano Ledda e del sassofono di Luciano Sezzi.

Prodotto da Teatro del segno e diretto da Ledda, “Senza fiato” sarà un «diario di una vita senza respiro», un «monologo in chiave autobiografica e decisamente autoironica dove vengono ricostruite le fasi di un’estenuante lotta contro la patologia complessa che si manifesta fin dalla prima infanzia, con sintomi la cui forma e definizione, e crudeltà, variano nei singoli casi ma con esito inevitabilmente fatale».

“Senza fiato” è, come si legge nel comunicato, una «storia di una vita particolare in compagnia di una rara malattia genetica ereditaria che condiziona fin dall'infanzia azioni e comportamenti – dal divieto di sudare, e quindi di giocare e correre con gli altri bambini, agli interventi chirurgici e i ricoveri ospedalieri sempre più frequenti: in “Senza Fiato” Pierpaolo Baingiu si racconta, con autoironia, descrivendo le grandi e piccole difficoltà quotidiane, le contraddizioni del sistema, le speranze e il disincanto di chi deve fare i conti con l'inesorabilità delle statistiche mentre concetti come “aspettativa” e “durata media” incidono direttamente sul suo futuro. Fin dal titolo “Senza Fiato / Una risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica (Forse)” il monologo esprime il rapporto ambivalente con una patologia invalidante e mortale con cui è indispensabile fare i conti, una presenza che è impossibile ignorare: in virtù dei progressi della medicina la situazione delle persone affette da fibrosi cistica è migliorata, si sopravvive molto più a lungo e soprattutto si riesce a condurre – per periodi anche lunghi – un'esistenza (quasi) normale – qualunque cosa questo significhi. Il monologo – pensato per dare visibilità, far conoscere e sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di una malattia grave e incurabile, ma in prospettiva futura guaribile, è una sorta di diario, tra ricordi familiari e frammenti d'infanzia e adolescenza, la perdita dell'innocenza e la progressiva consapevolezza della malattia, l'amore e le complicanze inattese, i rischi e l'ansia per un trapianto, i surreali incontri in ospedale. L'umorismo è il segreto che stempera il dramma: la vita tragicomica di un malato di fibrosi cistica non è in fondo troppo diversa da quella dei suoi coetanei, e le relazioni familiari, le apprensioni materne e le questioni sentimentali, gli impegni di studio e lavoro, son fondamentalmente gli stessi. La differenza semmai – in una vita “Senza Fiato” è il rapporto – specialmente degli altri – con una invalidità invisibile, che si manifesta in un'eccessiva magrezza e in quella condizione quasi senza respiro: gli sguardi di riprovazione e sospetto al parcheggio, quando un uomo giovane e apparentemente sano, semmai un po' emaciato, scende da un'automobile con tanto di contrassegno occupando un posto riservato, costituiscono uno dei capitoli più esilaranti di questo coinvolgente, emozionante, perfino divertente viaggio “dentro” la fibrosi cistica».

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