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Grande festa sugli spalti, ma in campo poche emozioni. E intanto, tra cinque giorni arriva il Napoli

(Di Marco Zucca) Il rewind di Parma-Cagliari tra lacrime, sbadigli, autogol mancati, scelte tecniche “bizzarre” e attaccanti ritrovati. Con un pensiero già a sabato prossimo…

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Nel freddo pomeriggio parmense, si accende la curva del Tardini. All’ingresso in campo delle squadre viene srotolato il grande striscione che celebra il centenario del Parma. È una data storica per i gialloblù, che per l’occasione indossano la vecchia-nuova maglia del 1913, oggi non più in lana ma in poliestere.

L’altra curva, la “Nord rossoblù”, si tinge invece dei colori cagliaritani, con tutti i tifosi che alzano al cielo le proprie sciarpe.
È iniziata la festa. Ma quanto è durata?

Poco, molto poco. La partita non è stata lo specchio della coreografia che ne ha decretato l’inizio. Il Presidente del Cagliari Cellino, seduto in tribuna, ha preferito gli sbadigli al lancio delle lacrime portafortuna. E ha tremato, quando Nainggolan per poco non firmava il più classico e comico degli autogol, nel giorno, tra l’altro, del compleanno del celebre difensore Niccolai.

È stato un match che portato alla luce i limiti dell’attacco rossoblù, che senza la presenza di Cossu a suggerire il passaggio vincente è davvero poca roba (complici anche le assenze di Ibarbo e Pinilla); è stato un match che ha evidenziato la ritrovata compattezza dei centrali difensivi Astori e Rossettini; è stato un match che ha permesso di ammirare un Nenè ritrovato, che da tanti anni non giocava con questa volontà e cattiveria agonistica.

Biabiany ha fatto da padrone nella fascia di sua competenza, con Eriksson e Avelar che non sono stati capaci di arginarlo. C’è voluto il miglior Avramov in un’occasione per fermare il francese. Quando Pisano è stato dirottato sulla fascia sinistra, la squadra è parsa maggiormente equilibrata, con Edkal, spostato nella sua posizione (vale a dire in linea con gli altri centrocampisti), a dare sostegno tamponando ed impostando.

Anche contro il Parma alcune scelte iniziali di formazione sono parse alquanto “bizzarre”: Ekdal, non ancora in forma adeguata, è stato schierato come trequartista, lasciando in panchina Cossu. Mossa sbagliata. Per 50 minuti l’attacco è rimasto abulico, senza nessuno che fosse in grado di suggerire palloni invitanti, o quantomeno giocabili.

Quando invece il trequartista cagliaritano ha fatto ingresso sul terreno di gioco, è bastato poco per notare un cambiamento radicale. La triangolazione con Sau ha per poco fruttato il vantaggio ospite. Se dopo il palo non ci fosse stato Gobbi a spazzare il pallone, con Nenè pronto a depositare in rete per il più facile dei gol, chissà, forse avremmo potuto strappare una vittoria.

A questo proposito, sorgono spontanei degli interrogativi: “A quando una formazione degna di tal nome, sin dall’inizio?”; “A quando Cossu titolare?”; “A quando una partita impostata non solo sulla difensiva, ma che porti la squadra ad attaccare dai primi minuti?”.

Col Napoli, nell’anticipo di sabato prossimo, Lopez potrebbe darci qualche risposta. Intanto, godiamoci un prezioso pareggio rimediato in un terreno da sempre ostico per i colori rossoblù.

Tra soli cinque giorni, dunque, sbarcherà in Sardegna il Napoli. Per noi tifosi, si sa, non sarà la solita partita. E anche se, ancora una volta, non avremo la possibilità di essere più di 5000 allo stadio, ci faremo sentire lo stesso.

Attento, “o ciucciariello”: il guanto della sfida è già lanciato!

Per approfondimenti sul Cagliari calcio visita il quotidiano blogcagliaricalcio1920.net

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