Partecipa a SiniscolaNotizie.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Zente Nova, «Ribadiamo lo slogan: il Montalbo patrimonio comune, il Montalbo non si tocca»

Condividi su:

«Vogliamo l'acqua di Fruncu 'e Oche, vogliamo che si recuperi quella che si perde in mare. Si può fare, lo dicono diversi esperti. Ma, chissà per quali dinamiche, Sindaco e neocomitato ritornano all'attacco del Monte. Per loro la sola soluzione è il suo saccheggio». Inizia così il comunicato diramato questa mattina dal gruppo di minoranza Zente Nova.

«Contro gli irresponsabili - ribadisce il gruppo guidato da Antonio Satta -  un solo slogan:  il Montalbo patrimonio comune, il Montalbo non si tocca».

Il comunicato parla di svendita delle coste «agli avvoltoi della speculazione», e di «immolazione» del mercato immobiliare «ai diktat di quattro faccendieri, che hanno messo chi nasce in questo territorio nelle condizioni di non potersi comprare nemmeno casa (salvo essere vincolato/strozzato da un mutuo trentennale)». Dito puntato anche contro «il PUC del duo Pau-Celentano»  che, nelle parole del gruppo, spianerebbe la strada ai «padroni della costa».

«Dopo questo -  prosegue la nota - la classe politica locale e il neonato “Comitato pro acqua Locoli” vogliono mettere le mani su un altro patrimonio comune: il Montalbo e la sua acqua. L’Amministrazione Celentano a suo tempo, e il Comitato adesso, chiedono alla Regione un finanziamento pari a 300 mila euro per la realizzazione “di un impianto pilota di captazione nella valle di Locòli (Siniscola), finalizzato alla valutazione di prelievi idrici sostenibili e modulabili dall'acquifero carsico”. Non paghi della devastazione operata dalle cave passate ed esistenti (e sulla Buzzi è il caso di cominciare a ragionare sul suo superamento e sul dopo, poiché il Monte non è illimitato) nella massima espressione del Sindaco Rocco Celentano e di questo neo Comitato, la dimensione politica della loro proposta oggi si traduce in un nuovo assalto al Montalbo».

Un'idea, nelle parole del gruppo, «tanto balzana quanto pericolosa di bucare il monte con un sifone gigante ed aspirarne l’acqua. La scusante è fornire l’acqua sorgiva a Siniscola, quando in realtà quella per soddisfare il fabbisogno dei siniscolesi (e non solo) c’è già: si tratta semmai di sfruttare le risorse idriche esistenti intervenendo sugli sprechi e le perdite delle condotte (stimate su percentuali del 60%). Si tratta di recuperare l'acqua di Fruncu 'e oche che, come più volte documentato, già in superficie e in abbondante quantità, si disperde a mare. Finanche, si tratta di rivisitare gli “accordi” sull’approvvigionamento dei paesi vicini, poiché è assurdo che mentre noi ci si debba rifornire completamente dalla diga, alle migliaia di turisti in quel di San Teodoro venga garantita l’acqua di Fruncu ‘e Oche (magari, usata per innaffiare il giardino)».

«L’intervento teorizzato da Celentano e Comitato al seguito - si legge nel documento -  richiede tempi di realizzazioni brevi, al contrario dei secoli con cui il Monte ha costruito il proprio microsistema idrico, ecologico, ambientale. Il rischio reale (anche per molti geologi) è che un intervento invasivo come quello proposto sia incontrollabile nelle conseguenze, tanto da aprire scenari per i quali, al contrario, si possa compromettere proprio l’esistenza stessa delle diverse fonti. Un sistema che noi dobbiamo preservare a prescindere contro chi vorrebbe ridurre a “gruviera” sperimentale dei propri malintesi interessi politici, uno dei beni primari di Siniscola: il Montalbo e le sue riserve d’acqua».

Zente Nova conclude affermando che la sua posizione «è stata chiara sia durante la campagna elettorale che negli interventi di questa prima metà di legislatura: il Montalbo non si tocca. Semmai, si valorizzano le sue risorse ambientali, si sanano le ferite aperte dalle cave e si costruisce un’economia che crei occupazione dalla sua tutela attraverso l'Ente foreste e, come altrove, il turismo rurale, che conta tantissimi appassionati. Dobbiamo imparare ad amare di più il territorio e, anche, entrare nell’ottica che l’ambiente e la natura non possono essere barattati né per quattro posti di lavoro, né per le logiche di potere che si celano dietro la gestione dell’acqua pubblica (Abbanoa docet).  Esistono le alternative, per l’acqua come per il lavoro. Esiste la volontà di alcuni uomini di non arrendersi alle dinamiche del mercato, perché alla fine come diceva Toro Seduto “quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro”, e nemmeno bere».

Condividi su:

Seguici su Facebook